La Chiesa antica di San Nicolò
Inizialmente la chiesetta di San Nicolò si riteneva risalente a qualche secolo prima degli affreschi del Thanner (1544). Dopo i lavori di restauro effettuati negli anni 1993- 95 invece, sono state riportate alla luce delle fondamenta di un abside molto più antica dell’attuale, databile circa all’anno 1000, di forma semicircolare collegata con la navata. Questo ci permette di affermare che la navata attuale, originariamente collegata all’abside più antica, è antecedente all’abside che conosciamo oggi.
Altri fattori che confermano che il fabbricato sia stato costruito intorno al mille, sono le finestre in stile romanico ritrovate sul lato destro e mantenute in luce dopo i restauri.
Particolare del lato destro della chiesa dove sono presenti i resti delle finestre romaniche e delle feritoie e dentelli in cotto sotto la gronda con tracce della decorazione esterna. |
Una porta ritrovata nel lato Nord della navata fa ipotizzare che quest’ultima fungeva da collegamento tra parti interne di un fabbricato più grande e quindi l’attuale chiesa non era un edificio isolato.
Sono state ritrovate anche delle feritoie, poste ad una altezza di tre, quattro metri e, sulla parte sommitale del muro Sud, un restringimento di circa 60 cm come se fosse un percorso in quota. Questo fa desumere la presenza di un minimo impianto difensivo.
L’esistenza dell’edificio è documentata anche verso la fine del XIV secolo in seguito a una donazione effettuata a favore della chiesetta. In una nota del 1594 si dice che la chiesa aveva due altari di cui uno posto esternamente nell’angolo a sinistra della facciata e che in quell’anno venne demolito. Durante i secoli XVI e XVII venne radicalmente restaurata senza tener conto della struttura originaria.
Attualmente la chiesa presenta un’aula rettangolare terminante con un abside anch’essa rettangolare dalla volta a botte; sul colmo della facciata è posta una bifora campanaria del secolo XVI.
Il portale archiacuto in pietra, proveniente dalla demolita antica chiesa di Racchiuso, è stato collocato nel 1903 in occasione dei lavori di restauro.
In quell’occasione sono state aperte due finestre a sesto acuto ai lati dell’aula ed una ad arco ribassato sul fianco destro del presbiterio, mentre stata murata la finestra a mezzaluna nella parte retrostante dell’abside ed è stato demolito il portico. Sotto le gronda dell’abside corre un motivo decorativo a dentelli in cotto e probabilmente tutto l’edificio religioso presentava una decorazione esterna.
La parrocchia attuale di cui fa parte Primulacco è quella di San Michele Arcangelo di Savorgnano Del Torre; si sa però che dal 1600 la chiesetta di San Nicolò apparteneva alla parrocchia di Qualso, paese oltre il Torre, assieme a Vergnacco, Valle, Cortale e Zompitta, paesi del comune limitrofo di Reana del Rojale.
Fotografia della parte posteriore della chiesetta, anni ‘70 |
Gli affreschi della chiesa
All’interno della chiesa sono stati ritrovati ben quattro strati di affreschi di epoche diverse, più un quinto strato di cui si è solo rilevata la presenza.
L’affresco più recente è quelle di Gian Paolo Thanner, con sua firma autografa e datato al 1544, ricopre tutta la volta e le pareti laterali e di fondo dell’abside.
Data (1544) e firma del pittore Gian Paolo Thanner nell’intradosso dell’arco. |
Sulla parete Nord dell’abside, sono stati individuati due strati di dipinti, di cui uno visibile raffigurante la flagellazione, risalenti probabilmente al 1300/ 1400 ai quali però si deve ancora dare una paternità artistica.
Gli altri due frammenti recuperati e sistemati ai lati della navata, sono costituiti da un palinsesto di due strati.
Questi dipinti trattano due figure di santi vescovi. In ciascuno dei due strati del palinsesto, viene sovrapposta la stessa iconografia consistente nella figura del vescovo caratterizzata dal capo coperto dalla mitria e dalle ricche vesti cerimoniali. Le vesti, con i loro ricchi motivi decorativi di ascendenza orientale ricorrono nella pittura dall’Alto Medioevo al Duecento.
Lo strato più antico, i vescovi centrali, databile intorno al 1150 e assai abraso, si rivela opera di un pittore di modeste capacità ed è plausibile pensare ad un artista di formazione locale. Sopra la figura del vescovo più conservata si legge parte di una scritta entro un cartiglio “…IO…”.
I lacerti dello strato sovrastante, i vescovi esterni, sono al contrario eseguiti con una tecnica raffinata.
Le due figure occupavano le porzioni terminali di una rappresentazione che doveva snodarsi sulla zona superiore dell’abside. Forse al centro della calotta era dipinta una figura in Maestà (Cristo o la Vergine) con ai lati angeli e figure di santi tra i quali è plausibile pensare fosse raffigurato San Nicolò rappresentato con un abito sfarzoso.
La cornice che delimitava lo spazio è costituita da tre fasce: verde ocra e rossa. Si nota anche un racemo composto da foglie alternate giallo-ocra e verdi che richiamano l’evoluzione subita nel Medioevo dal tema dell’acanto classico.
Al di sopra dei due santi vescovi compaiono probabilmente due ali, forse parti di figure di angeli.
Nonostante le condizioni dei lacerti, le caratteristiche stilistiche e le peculiarità iconografiche dei frammenti riportano inequivocabilmente all’anonimo pittore cui si devono gli affreschi dell’absidiola Sud della chiesa di Santa Maria in Castello a Udine, comunemente indicato come “Primo Maestro di Santa Maria in Castello”.
Si tratta della personalità di maggior rilevanza attiva a Udine nei decenni centrali del duecento ed infatti l’affresco si può datare a grandi linee intorno alla metà del XIII secolo.
Due strati di affreschi ritrovati sotto lo strato dipinto dal Thanner. |
Il dipinto posizionato sopra l’arco d’ingresso all’abside risale al 1600.
Gli affreschi di Gian Paolo Thanner
Figlio d’arte, Gian Paolo Thanner è il pittore popolare per eccellenza in Friuli.
Documentato dal 1499 al 1555, ottenne molte commissioni che lo portarono ad eseguire decine di metri quadrati affreschi e qualche tempera su legno, soprattutto in piccole chiese votive ad esempio quella trattata in questa tesi, la chiesetta di S. Pietro a Magredis (Povoletto) o quella di S. Pelagio ad Adorgnano di Tricesimo. Visto il modesto livello qualitativo dei suoi dipinti e le figure spesso sgraziate e
sproporzionate, si evince che la sua pittura era a misura del committente e il suo linguaggio risultava immediatamente comprensibile ad una popolazione che non possedeva gli strumenti culturali per apprezzare l’eleganza formale e le implicazioni storico religiose della pittura maggiore dell’epoca.
Nonostante gli insegnamenti del padre, artista bavarese, il Thanner non frequentò scuole di pittura e nelle sue opere possono trovarsi blandi rimandi ad altri autori quali Antonio da Firenze, Gianfrancesco da Tolmezzo e soprattutto Pellegrino da San Daniele.
Quasi alla fine della vicenda artistica del Thanner, si situa il vasto ciclo di affreschi che coprono le pareti dell’aula e del coro della chiesa di San Nicolò a Primulacco, i quali sono stati purtroppo compromessi in quanto in epoca passata picchettati per fare aderire il nuovo intonaco.
I recenti restauri hanno rimesso il luce una consistente parte di pitture tra cui anche una scritta con la firma del pittore e la datazione: “1544 adi…/ esendo k(a)mer(aro)/ onet?… di que…/ paula tonn(er)/ dipenzeva.
Il ciclo pittorico presenta nella volta a botte le figure dei quattro grandi Dottori della Chiesa d’Occidente (Agostino, Ambrogio, Girolamo e Gregorio) seduti su elaborate, pesanti cattedre con copertura piatta, affiancati dai simboli di grande formato degli evangelisti, il leone, l’aquila, l’angelo e il bue.
Rimangono per la maggior parte illeggibili le scritte sacre dipinte su libri e filatteri e al centro della composizione vi sono due personaggi, probabilmente un profeta e una sillaba di cui rimangono poche tracce.
La Trinità nella parte frontale dell’abside. |
Sulla parete di fondo è dipinta la Trinità entro una mandorla su nubi, e ai lati due angeli in preghiera e serafini alati. Più sotto si sviluppa la teoria degli apostoli, undici dei quali sono almeno parzialmente riconoscibili: la parte centrale infatti è stata completamente rifatta ed è possibile che al centro ci fosse la figura del salvatore.
Alcune scene della Passione di Cristo sulla parete sinistra dell’abside e le scene dell’affresco del 1300. |
Nella parete di destra si leggono malamente brani di scene relative alla vita di San Nicolò; in quella di sinistra, il pittore ha dipinto un articolato ciclo della Passione di Cristo: Ingresso in Gerusalemme, Ultima Cena, Orazione nell’orto, Cattura di Cristo, Cristo davanti ad Erode, Flagellazione, Salita al Calvario, Crocifissione, Deposizione e Resurrezione.
Scena della deposizione e resurrezione nella parete sinistra dell’abside. |
A sinistra riconosciamo S. Agata mentre a destra Maria Maddalena. |
Nell’arco trionfale si possono trovare sei figure di sante a mezzo busto, delle quali si individuano chiaramente solo S. Agata e Maria Maddalena; sui pilastri invece S. Rocco a sinistra e S. Sebastiano sulla destra.
Il modo di dipingere del Thanner ha subito nel tempo qualche cambiamento ma alcune caratteristiche sono rimaste invariate: il colore è vivo e forte, steso a larghe campiture con scarso uso del chiaroscuro, le linee di contorno si mantengono spesse e grasse, assumendo in questo modo notevole importanza nell’economia dell’opera.
La tipologia degli Apostoli è quella già messa in uso in precedenza ma interessante è il senso della narrazione e l’impaginazione delle scene che si susseguono e si sovrappongono una sull’altra dando al racconto un ritmo suggestivo.
Non esiste la ricerca del bello ideale, difatti i volti dei personaggi hanno tratti grotteschi e le posizioni sono spesso innaturali.
Larghe pennellate di verde danno un carattere da favola ai dipinti, con colli ricoperti di vegetazione e lontano un castello turrito.
Si ringrazia l’Arch. Amanda Di Giusto per il seguente materiale tratto dalla sua Tesi di Laurea
“Rilevamento integrato laserscanning e fotogrammetrico dell’interno della Chiesa di San Nicolò a Primulacco (UD)” Università degli studi di Udine, facoltà di Ingegneria
Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura
Dipartimento di Georisorse e Territorio.
Relatore Ing. Domenico Visintini.
Anno accademico 2008/2009.